Roberto Rosso, ex assessore in Piemonte, rinviato a giudizio per voto di scambio politico-mafioso

Dovrà presentarsi a processo il prossimo 9 luglio, Roberto Rosso ex assessore regionale in Piemonte, facente del partito politico Fratelli D’Italia, dato che è stato rinviato a giudizio per collusioni con la ‘Ndrangheta, nello specifico per aver chiesto ed ottenuto voto di scambio alle scorse elezioni regionali nel 2019.

L’inchiesta

L’operazione denominata “Fenice” ha scoperto questi collegamenti con la criminalità organizzata infiltrata nel Piemonte, e assieme a lui sono stati rinviati a giudizio altri sette indagati, tra cui l’imprenditore Mario Burlò. Secondo le ricostruzioni dei pm Monica Abbatecola e Paolo Toso, Rosso (che è stato cacciato dalla leader di Fratelli d’Italia lo scorso 20 dicembre, il giorno dell’arresto) avrebbe promesso a due uomini affiliati alla ‘Ndrangheta, nello specifico alla cosca Bonavota di Vibo Valentia la somma di 15 mila euro per andare alla ricerca di voti utili per la propria elezione: i due uomini, assieme ad un terzo, hanno ottenuto il rito abbreviato così da avere ridotta la pena di un terzo.
Bosso si trova attualmente rinchiuso nel carcere di Torino, mentre il suo avvocato ha chiesto gli arresti domiciliari.

Il processo

La data del processo non è stata scelta casualmente, visto che lo stesso giorno ci sarà anche il provvedimento giuridico che ha indagato già sul clan Bonavota in quella denominata operazione Carminius, ed è molto probabile che i due processi vengano a questo punto accorpati.