Salerno, sequestrate 14 tonnellate di droga dell’ISIS dal valore di oltre un miliardo

Un vero e proprio blitz della Guarda di Finanza ha portato alla luce un enorme quantitativo di droga nel porto di Salerno, precisamente 14 tonnellate di amfetamine, stipate in addirittura 3 contanier, tutte recanti il simbolo del “Captagon” per un valore totale che si aggira sul miliardo di euro.

La “droga dell’Isis”

Si tratta senza dubbio del più grande ritrovamento di sostanze stupefacenti a livello mondiale per questo tipo di sostanze, messo a segno dietro segnalazione e ritrovamento da parte del Gico (Gruppo investigazione criminalità organizzata). La “la droga dell’Isis” o “la droga della Jihad” come viene anche chiamata a causa dell’uso assiduo tra i terroristi che la assumono per non far sentire fatica e paura nei combattimenti e nelle situazioni critiche, è stata utilizzata anche durante gli attacchi al Bataclan, in Francia, 5 anni fa.
Creata negli anni 90 in Libano e diffusasi per l’Arabia Saudita, viene prodotta recentemente in Siria dove il commercio è anche la maggior fonte di reddito del noto gruppo terroristico, diventando negli ultimi anni il produttore principale di questo tipo di droghe sintetiche.

La cronaca dell’operazione

La Guardia di Finanza ha tracciato i 3 containers arrivati da poco al porto di Salerno, e la droga era contenuta in contenenti cilindri di carta alti circa 2 metri e normalmente adibiti all’uso industriale e per macchinari. Dopo un’accurata ispezione da parte degli esperti è emerso che i contenitori erano multistrato, così da sfuggire in maniera efficace ai controlli vari, ed ogni cilindro conteneva oltre 300 chili di pasticche cadauno. Poche settimane fa, sempre presso il porto di Salerno, sempre gli agenti del Gico avevano intercettato un container contenente quasi 3 tonnellate di hashish e quasi 200 chili di amfetamine, recanti sempre lo stesso simbolo.
Secondo gli esperti il lockdown avrebbe paralizzato la produzione di questo tipo di stupefacenti un po’ dapertutto, ed è per questo motivo che molti si siano affidati alla Siria che invece non ha interrotto la produzione a causa della pandemia.