Intervento storico al Bambin Gesù: separate due bambine siamesi unite alla testa

Dopo tre complicati e lunghi interventi chirurgici operati dall’Ospedale di Roma Bambin Gesù, le due gemelline di due anni, Ervina e Prefina, di nazionalità centrafricana, unite dalla nascita dalla testa sono state separate. Dal punto di vista etimologico erano definibili “craniopaghe totali” ovvero condividevano le ossa dell’area posteriore del cranio e il sistema venoso, una condizione particolarmente complicata dal punto di vista medico.

L’incredibile storia

Particolare la storia dietro alle due gemelle: Mariella Enoc, presidente del Bambin Gesù era in missione nell’Africa Centrale per seguire i lavori di una struttura pediatrica voluta dal Papa, proprio lì conobbe le due bambine, all’epoca appena nate, e decise di farsene carico portandole in Italia, dove arrivano nel settembre 2018. La loro condizione è apparsa da subito molto rara e complicata, tanto da necessitare un’equipe di esperti: per separarle viene formato un gruppo multidisciplinare che studia e pianifica ogni dettaglio con gli strumenti più avanzati, ricostruendo in 3D la scatola cranica delle bambine, il tutto dopo aver formato un gruppo multidisciplinare composto da neurochirurghi, anestesisti, neuroradiologi, chirurghi plastici, neuroriabilitatori, ingegneri, infermieri di differenti aree specialistiche e fisioterapisti.

Operazioni in 3 fasi

Vista la complessità dell’operazione è stato necessario dividerla in 3 fasi: la parte più difficile è la rete di vasi sanguigni cerebrali condivisa in più punti. Intervenire chirurgicamente lì presenta un alto rischio di emorragie e ischemie.per ricostruire due sistemi venosi indipendenti, in grado di contenere il carico di sangue che va dal cervello al cuore. Il primo intervento viene eseguito a maggio 2019, il secondo a giugno 2019 e il terzo a giugno 2020, ed oggi ad un mese dall’intervento, le bambine sono in buona salute sebbene esista ancora il rischio di infezione, anche se la struttura di entrambe si è adattata al nuovo percorso. Attualmente proseguono il programma di neuroriabilitazione e per alcuni mesi dovranno indossare un casco protettivo.

Antonio Menzanotte: