Giulio Corso è Antonio Vullo – Chi è – Adesso tocca a me

Giulio Corso è Antonio Vullo in Adesso tocca a me, il docufilm in omaggio a Borsellino. Il suo personaggio è l’unico agente della scorsa che quel terribile giorno di luglio del ’92 è riuscito a salvarsi dalla Strage di via D’Amelio. Una brutta pagina di cronaca che ha messo fine alla vita del magistrato e di cinque agenti.

Antonio Vullo ha assistito a quei momenti in cui il tritolo ha fatto saltare in aria il magistrato. Ricorda la nube, il calore, i corpi mutilati dei colleghi. Un vero inferno che a distanza di tanti anni continua a ricordare con precisione.

Giulio Corso è Antonio Vullo – La scheda

Antonio Vullo ha rilasciato più volte importanti dichiarazioni su quanto avvenuto a Palermo quel giorno. “Quel pomeriggio mi ritrovai in pochi istanti all’inferno”, ha detto all’Adnkronos qualche tempo fa, “sono trascorsi 27 anni [28 ndr] da quel maledetto giorno ma ancora il dolore e l’angoscia non passano. Sono lì, sempre presenti. E in questo periodo ancora di più. Ancora oggi quell’inferno lo porto sempre addosso”. Nel corso degli anni Vullo si è mostrato spesso in tv per regalare la sua testimonianza agli italiani. Non è stato facile per lui convivere con la realtà di essere l’unico sopravvissuto della scorta.

“Mentre ero girato con il viso per fare retromarcia”, ha aggiunto, “ho sentito un’ondata di calore infernale e poi il boato. Sono sceso dall’auto che era già in fiamme, attorno a me era tutto buio”. L’auto di Antonio Vullo è stata la prima ad aprire il corteo della scorta di Borsellino. Poi una volta raggiunta via D’Amelio, ha deciso di invertire il senso di marcia in modo da essere pronto per ripartire. Un dettaglio che gli ha permesso di rimanere illeso, nonostante il tritolo piazzato all’interno di una Fiat 126. Dopo la tragedia, Vullo si è ritrovato in ufficio e anche per via del figlio, all’epoca di soli sei mesi, ha deciso di non rischiare. “So cosa voglia dire crescere senza padre”, ha detto a Vanity Fair, “il mio era emigrato in Francia prima che nascessi e non l’ho mai più rivisto. Non volevo che mio figlio subisse lo stesso destino”.