Mangiare Philadelphia in gravidanza: è possibile? Ecco cosa potrebbe accadere

Il Philadelphia è uno dei formaggi spalmabili di maggior successo nel nostro paese, nonchè una delle prime forme in assoluto che rientrano in questa categoria: il nome stesso viene utilizzato per identificare in generale tutta la categoria che tecnicamente fa parte della categoria di formaggio quark, particolarmente noto nell’Europa Settentrionale.

E’ stato concepito addirittura nella seconda metà del 19° secolo da William Lawrence, che decise di utilizzare il nome della città omonima per una questione puramente di marketing, essendo particolarmente nota per le tradizioni culinarie.

Mangiare Philadelphia in gravidanza: è possibile? Ecco cosa potrebbe accadere

A lungo sotto l’egida di Kraft Foods, da qualche anno sotto la gestione diretta della multinazionale alimentare Mondelēz International, fin dagli anni 80 costituisce una delle forme di formaggio commerciale più diffuse. A differenza di quelli tipicamente mediterranei, il Philadelphia non viene ottenuto facendo coagulare il latte con caglio, ma mediante acidificazione con fermenti, quindi risulta essere qualcosa di non troppo diverso dai fiocchi di latte.

Viene ottenuto attraverso il latte vaccino mescolato con la panna, prima dai essere pastorizzato e lasciato raffreddare. Sono poi aggiunti gli Addensanti, per migliorare la spalmabilità, ed i fermenti lattici per acidificare e per ottenere la coagulazione proteica. Successivamente il composto viene riscaldato e centrifugato, per essere confezionato.

In gravidanza il suo consumo deve essere limitato, ma non per forza completamente vietato: essendo sottoposto a pastorizzazione, ossia il procedimento che riduce al minimo la possibilità di contaminazione da parte dei microrganismi patogeni sensibili al calore. Il consumo di questo formaggio spalmabile deve essere comumque limitato, e durante la gravidanza non dovrebbe essere superiore alle 2-3 volte a settimana, sopratutto per il contenuto di additivi e addensanti. Inoltre il contenuto calorico non è troppo ridotto,  e consumarlo non responsabilmente potrebbe provocare la nascita di intolleranze verso il lattosio, il principale “zucchero naturale” del latte.

Philadelphia glicemia scaduta