Nella cultura popolare vi sono tante forme di superstizione. Una buona parte di esse coinvolge anche gli animali. Ma com’è accaduto allora che alcuni di loro venissero considerati un simbolo di sfortuna e altri di buon auspicio? La loro storia ci offre anche un’interessante prospettiva sulla cultura popolare di un tempo, perché permette di capirne le paure e la visione del quotidiano.
Il gatto nero
Una delle credenze più radicate è proprio quella che riguarda il gatto nero. Una buona parte della popolazione italiana crede alle superstizioni, questa in particolare. Ogni volta che un gatto nero attraversa la strada la gente evita di passarci a sua volta. Questa è una credenza che risale al Medioevo. Nel periodo della caccia alle streghe, infatti, i gatti venivano considerati come un’incarnazione del male, una creatura del diavolo. Sembra tuttavia che l’associazione gatti neri-sventura avesse origini piuttosto banali: a volte i cavalli che trainavano le carrozze si spaventavano, di notte, per l’improvviso attraversamento di questi animali o l’apparizione dei loro occhi nel buio. Questo accadeva chiaramente perché il pelo nero rendeva difficile individuarli da una certa distanza. Sarebbe nata così l’avversione per questi felini.
La civetta
Un’altra idea che affonda le sue radici nel Medioevo è anche quella della civetta. Si dice che il canto della civetta sia un lugubre presagio di lutti e sventure. Ebbene, in quel periodo storico i ritmi di vita erano scanditi dall’andamento della luce naturale, essendo disponibili solo le candele al calare del buio. Si tendeva ad andare a letto, quindi, con la prima oscurità serale. Una delle poche eccezioni a questa routine erano le veglie funebri, quando le persone trascorrevano la notte sveglie nell’abitazione di un parente o conoscente defunto. Il fatto che le case delle veglie funebri fossero illuminate per tutta la notte, poi, attirava intorno a esse insetti notturni, prede delle civette. Durante le veglie, quindi, il tipico verso di questi uccelli poteva risuonare vicino alle abitazioni.
L’uccello del malaugurio
Capita quasi all’ordine del giorno quello di sentire l’espressione “uccello del malaugurio”. Le origini di questa espressione, ormai più un modo di dire che il segno di una reale superstizione, si perdono nella notte dei tempi. Probabilmente risalgono alla credenza che alcuni uccelli potessero preannunciare sventure e sciagure. Quest’idea portò diverse culture popolari a ritenere che un uccello che entrava dentro un’abitazione lo facesse per portare un messaggio, probabilmente infausto. L’idea potrebbe essere perfino più antica del Medioevo: già tra gli antichi Romani si diceva che l’apparizione di un gufo alla finestra dell’imperatore Antonino Pio ne avesse preannunciato la morte.