Stop al lavoro se si superano i 35 gradi: ecco come funziona

Quest’anno il caldo ci sta mettendo a dura prova e le temperature non sono mai state così alte. Questo aumenta il rischio infortuni sul luogo di lavoro. Via libera alla cassa integrazione  con lo stop al lavoro se si superano 35 gradi, la notizia è di questi giorni proprio. Vediamo lo Stato cosa propone.

Se il termometro segna 35 gradi (effettivi o percepiti) si può andare in cassa integrazione. Così hanno deciso Inps e Inail per prevenire infortuni e patologie derivanti dallo stress termico.

E hanno diffuso un decalogo destinato a imprese e lavoratori su come difendersi dai fenomeni climatici estremi.

Stop al lavoro se si superano 35 gradi: come funziona il decalogo contro il caldo

La guida descrive le patologie “da calore”, ecco quali sono:

  •  i crampi
  • la dermatite da sudore
  • gli squilibri idrominerali fino al colpo di calore, che può comportare aritmie cardiache e l’innalzamento della temperatura corporea oltre i 40°.

A tal proposito, il datore di lavoro deve individuare le misure efficaci per sopperire a questa situazione. A partire dalla scelta di una persona che sovrintenda al piano di sorveglianza per la prevenzione degli effetti dello stress da caldo.

Tra le strategie ci sono:

  • idratazione
  • abbigliamento adeguato
  • organizzazione dei turni di lavoro

 

«Le imprese — si legge nella nota dei due enti — potranno chiedere all’Inps il riconoscimento della Cassa Integrazione quando il termometro supera i 35 gradi, per evitare problemi di salute ai dipendenti. Ai fini dell’integrazione salariale, però, possono essere considerate idonee anche le temperature “percepite”.

Una decisione che arriva dopo la morte di Luca Cappelli, operaio alla Dana Graziano di Rivoli, proprio a causa del caldo. Tra i mestieri a rischio l’Inps indica: i lavori di stesura del manto stradale, quelli di rifacimento di facciate e tetti di costruzionile lavorazioni all’aperto con indumenti di protezione.

Come funziona la cassa integrazione?

Per questa misura, nella domanda di CIGO, l’azienda  deve solo indicare le giornate di sospensione o riduzione dell’attività lavorativa e specificare il tipo
di lavorazione in atto nelle giornate medesime, mentre non è tenuta a produrre dichiarazioni – di Arpal o di qualsiasi altro organismo certificato –
che attestino l’entità della temperatura, né a produrre i bollettini meteo.  L’inps non ha bisogno di bollettini meteo allegati o altro, perché già sa tutto per quanto concerne meteo regionale e nazionale.

Infatti  indipendentemente dalle temperature rilevate nei bollettini, l’Inps riconosce la cassa integrazione ordinaria in tutti i casi in cui il responsabile della sicurezza dell’azienda dispone la sospensione delle lavorazioni in quanto ritiene sussistano rischi o pericoli per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi compresi i casi in cui le sospensioni siano dovute a
temperature eccessive.

Questa è una nuova norma  dello stop al lavoro se si superano 35 gradi,  nasce nell’ambito de Il progetto Worklimate: strategie di intervento per contrastare lo stress termico ambientale in ambito occupazionale. Finanziato dall’Inail nel 2019, attraverso il Bando di ricerche in collaborazione (Bric), il progetto di ricerca “Worklimate: strategie di intervento per contrastare lo stress termico ambientale in ambito occupazionale”