Busta paga, questi errori potrebbero costarti caro: “attenzione”

L’importanza della busta paga continua ad essere di grande rilevanza, a causa di una situazione lavorativa che nel nostro paese fa sempre discutere parecchio: questo documento, che di fatto “testimonia” la prestazione lavorativa, solitamente inerente ad un specifico lasso di tempo, evidenzia anche tutte le informazioni relative del lavoratore ma anche del datore di lavoro, ufficializzando di fatto il legame professionale tra le parti. La parola busta paga spesso viene sostituita da cedolinocedolino paga, anche perchè la funzione più comune è evidenziare l’importo dello stipendio. Ma il documento evidenzia anche una serie di informazioni, cifre, sigle e simili che non appaiono sempre facili da “decifrare”. Inoltre non è un documento “infallibile”, e possono evidenziarsi diversi errori. A quali bisogna fare particolare attenzione?

Busta paga, questi errori potrebbero costarti caro: “attenzione”

Tra gli errori più comuni (spesso involontari, ma in alcuni casi anche volontari, da parte del datore di lavoro) spiccano quelle inerenti alla mancata applicazione dei vari bonus ed esenzioni, che sono presenti nella zona inferiore del documento. Va ricordato che dal mese di marzo 2022 dalla busta paga sono “scomparsi” gli assegni familiari e tutta la serie di aiuti legati alla cura dei figli, che fanno parte dell’Assegno Unico per famiglie, erogato tramite bonifico.

Importante anche controllare i vari permessi regolarmente retribuiti, come evidenziato dal proprio CCNL di appartenenza. Questi devono presenti nella parte centrale della busta paga, ossia dove sono presenti anche le ferie. Errori simili spesso condizionano anche il calcolo delle ore di lavoro effettive e gli straordinari.

Occhio anche al valore del TFR, ossia il trattamento di fine rapporto, che viene si è maturato nel mese di riferimento sia quanto è stato accantonato fino a quel momento. Si tratta dell’importo che viene obbligatoriamente versato presso il lavoratore in qualsiasi caso di perdita di lavoro. L’importo del TFR quindi deve aumentare progressivamente con il tempo, e si ottiene sommando per ciascun anno di lavoro una quota pari all’importo della retribuzione, dovuta per l’anno stesso, divisa per il coefficiente 13,5.

 

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