Tra i più grandi e suggestivi parchi archeologici d’Europa, il Parco Archeologico di Selinunte si colloca senza dubbio tra le prime posizioni. Situato sulla costa sud-occidentale della Sicilia, a pochi chilometri di distanza da Castelvetrano, in provincia di Trapani. Questo splendido sito racchiude al suo interno i ruderi dell’antica città greca di Selinunte. Conquistata dai cartaginesi intorno al 200 a.C. e, successivamente, vittima di occupazioni e distruzioni da parte di diversi popoli del Mediterraneo.
Le nuove scoperte
Per quest’anno vi sono state delle nuove scoperte che accendono una nuova luce sulla storia affascinante e breve di questa città. E’ stato eseguito anche un intervento sulla vegetazione studiato dall’Istituto Germanico, che ha appena riportato alla luce i confini dell’agorà. Questa presenta delle dimensioni enormi e la forma vagamente trapezoidale con al centro, unico monumento, una tomba, forse proprio quella del fondatore. Si pensi addirittura che sia più grande di piazza del popolo a Roma.
Il risultato degli scavi
L’idea di partenza era quella di riuscire a datare l’epoca di costruzione di due dei templi più recenti dell’acropoli, denominati A e O, a lungo ritenuti gemelli. Lo scavo ha dimostrato che A è stato costruito prima di O e che la costruzione di quest’ultimo è stata probabilmente interrotta per uno smottamento del terreno. La scoperta più importante però, è stata quella di una faglia d’acqua sotto le fondazioni del tempio A, un particolare, indica il professore, “che conferma l’ipotesi che i primi coloni greci si siano insediati proprio in questa porzione meridionale dell’Acropoli”. E’ qui, insomma, che nasce l’antica Selinus.
La scoperta di due importanti amuleti
Le scoperte non si fermano qua. Sono stati scoperti altri due oggetti, che nei prossimi giorni, saranno esposti nell’antiquarium del Parco. Si tratta di un amuleto in forma di falco, immagine del dio del cielo Horo realizzata in blu egizio, proveniente dall’Egitto della fine del VII sec. a C, e di una statua in miniatura che raffigura una sirena in avorio, ritrovata in frammenti nel 2017 e ricostruita in questi mesi in laboratorio. Secondo Clemente Marconi, questa piccola meraviglia, quasi certamente importata dalla Grecia, “racconta la ricchezza raggiunta dalla città nel VI secolo a.C”. Solo due secoli più tardi, la città di Selinunte verrà poi messa a ferro e fuoco dai soldati di Annibale. Due secoli più tardi la fine per Selinunte sarà terribile, con la città messa a ferro e fuoco dai soldati di Annibale. Sepolta per secoli, la grandeur di quel secolo d’oro torna oggi a stupire.