Allergie: rischio esteso a tutto l’anno coi cambiamenti climatici

Le allergie ai pollini e ad altri fattori ambientali potrebbero estendersi a tutto l’anno – e con esse disagi e rischi ad esse legate – a causa dei cambiamenti climatici. È quanto emerso dal congresso della Società Italiana di Allergologia, Asma, e Immunologia Clinica (SIAAIC) in corso a Verona. Una brutta notizia per circa 10 milioni di persone che già ne soffrono in primavera e in estate.

Il riscaldamento globale, infatti, potrebbe portare ad un copioso aumento dell’emissione dei pollini, con il rischio che quanto accade limitatamente in una parte dell’anno si estenda a tutti e 12 i mesi. Scopriamo maggiormente nel dettaglio cosa sta succedendo e qual è il monito della SIAAIC.

Pollini tutto l’anno: un rischio da cambiamento climatico

I dati in possesso della comunità scientifica suggeriscono che se la tendenza attuale verrà confermata nei prossimi anni, le persone potrebbero ritrovarsi con problemi di allergia ai pollini praticamente per tutto l’anno. L’aumento medio delle temperature dovuto ai cambiamenti climatici generati dall’attività umana sta ampliando all’autunno la diffusione di pollini che generalmente concentrano la propria fioritura tra primavera ed estate.

Uno studio pubblicato su Nature Communications indica che la stagione critica per chi soffre di allergie potrà in futuro iniziare fino a quaranta giorni prima dell’attuale, in primavera e prolungarsi di altre tre settimane in autunno. I monitoraggi dell’ultimo trentennio evidenziano un chiaro allungamento delle stagioni di pollinazione della parietaria, che libera polline fino a settembre e ottobre, e dell’ambrosia, che parte a luglio e continua in autunno. I cambiamenti potrebbero portare anche un altro rischio: quello che i pollini, generalmente rilasciati in via graduale da diverse piante, inizino a concentrarsi tutti assieme in un unico, lungo periodo.

Le conseguenze per le persone

Gianenrico Senna, presidente SIAAIC e professore di Malattie Respiratorie all’Università di Verona, spiega così in una intervista raccolta da ANSA e sintetizzata dalla nostra redazione per i lettori di Giornal.it, quali saranno le conseguenze per le persone e quali sarebbero le misure da prendere per evitarle.

“Moltissimi italiani rischiano di soffrire praticamente tutto l’anno, con sintomi peggiori e terapie che devono essere protratte nel tempo. Se non ci decideremo a dare un taglio drastico alle emissioni di CO2, entro pochi decenni registreremo un aumento del 200% nella quantità totale di pollini rilasciata dalle piante. I cambiamenti climatici – stanno avendo effetti non solo sulla durata delle malattie allergiche da pollini ma anche sulla loro intensità. Sia le terapie con gli antistaminici, efficaci per gli starnuti e il naso che cola, sia quelle con i cortisonici per via inalatoria contro le ostruzioni nasali, non presentano particolari controindicazioni, ma è comunque fondamentale che a prescriverli sia il medico con cui valutare anche la possibilità dell’immunoterapia allergene specifica”.

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