Emergenza Coronavirus, parla un medico di Bergamo: “Dobbiamo scegliere chi curare e chi no”. Ecco le sue parole.

Si chiama Christian Salaroli, un dottore anestesista e rianimatore di Bergamo che ha rilasciato una eloquente intervista relativa all’emergenza coronavirus in Italia. Il medico ha affrontato diversi aspetti relativi all’epidemia, sottolineando, tramite le pagine del “Corriere della Sera”, le enormi difficoltà che soprattutto nel bergamasco, stanno incontrando gli ospedali e le strutture che devono affrontare l’emergenza. Le parole del medico sono piuttosto pesanti e dure, ma evidentemente, chi è sul campo in quelle zone centro del focolaio del coronavirus nostrano, vive cose che magari nel resto della penisola non vengono avvertite. Ecco cosa ha detto il dottore che suggerisce di usare tutte le precauzioni suggerite dal governo, compresa quella più importante, il restare a casa il più possibile.

“Non possono essere curati tutti!”

Il dottore di Bergamo parla del coronavirus in Lombardia paragonandolo a scenari di guerra. “Dobbiamo scegliere noi chi curare, come in una guerra!”, queste le eloquenti parole dette dal medico anestesista. Evidentemente le strutture sanitarie in Regione sono praticamente al collasso, perché secondo Salaroli, “Si decide in base all’età e alle condizioni di salute chi curare e chi no”. Sempre in base alle parole che il dottore ha esposto nella sua intervista al “Corriere della Sera”, si sottolinea pure il fatto che molta gente è per le strade, evidentemente perché non segue le prescrizioni indicate anche nel testo del decreto definitivo varato dal governo Conte

Misure di emergenza e nuovi posti letto

La Lombardia, comunemente riconosciuta come una delle Regioni dove la sanità funziona meglio, ha messo in campo tutte le iniziative volte a contrastare questa epidemia. A Bergamo per esempio, nel locale nosocomio, il Pronto Soccorso è stato dotato di venti posti letti in più, adibendo uno stanzone a nuovo centro di ricezione degli avventori della struttura per i casi di primo soccorso. A Bergamo hanno dato un nome a questo stanzone con 20 posti letto aggiuntivi, cioè il Pemaf, acronimo di Piano di emergenza per il maxi-afflusso. L’ospedale in questione è il  Papa Giovanni XXIII di Bergamo, tra i nosocomi più stressati dall’emergenza Covid-19. La cernita delle persone da curare viene fatta proprio nel Pemaf, così ha sottolineato il medico intervistato. “In quei letti vengono ammessi solo donne e uomini con la polmonite da Covid-19, affetti da insufficienza respiratoria, mentre gli altri vengono rispediti a casa”, queste l’eloquente quadro del dottore.

E c’è chi fugge dagli ospedali

Mentre nella Lombardia non c’è posto per tutti negli ospedali, va specie il fatto che molte persone sono scappate via dai centri del focolaio o che molte altre persone per paura o per altre situazioni contingenti, fuggono dagli ospedali. A Roma per esempio, tre persone sono fuggite via dall’ospedale San Giovanni mentre erano in attesa dei risultati del tampone perché avevano manifestato i sintomi del coronavirus, stanchezza, tosse e febbre. Nel Lazio non c’è ancora la drammatica situazione della Lombardia, perché gli aggiornamenti delle ultime ore parlano di 84 casi positivi, tanto è vero che ieri notte un elicottero è partito da Roma per andare a Bergamo a recuperare un paziente affetto dal virus dall’ospedale lombardo, per liberare posti letto dove non ce ne sono a sufficienza.