Nuovi aumenti in busta paga: ecco chi avrà una bella sorpresa

La busta paga da molti anni ha una doppia “funzione” effettiva, oltre a quella pratica, che serve ad evidenziare tutti i dettagli di una prestazione lavorativa svolta da un dipendente per un datore di lavoro, viene utilizzata in modo simbolico per comprendere la situazione generica del lavoro in Italia. La busta paga infatti costituisce una forma di “strumento simbolico”, sopratutto durante i periodi di crisi. Lo stato ha un interesse concreto nel favorire specifiche tipologie di lavoratori sopratutto durante le crisi più difficili, come abbiamo ad esempio osservato durante la pandemia. Con la guerra in Ucraina che ha peggiorato la situazione legata alle forniture energetiche e in relazione ai beni di prima necessità, anche il governo Draghi ha dovuto sviluppare diverse forme di agevolazioni per i lavoratori. Quali sono gli aumenti in busta paga previsti nella seconda parte del 2022?

Nuovi aumenti in busta paga: ecco chi avrà una bella sorpresa

Il Decreto Aiuti Bis, confermato nelle scorse settimane rappresenta una serie di interventi che riducono la pressione fiscale per numerose categorie di cittadini: tra luglio e dicembre di quest’anno sarà effettivamente effettuato un taglio di 1,2 punti percentuali al cuneo fiscale, ossia somma delle imposte (dirette, indirette, contributi previdenziali) che impattano sul costo del lavoro.

Il taglio del cuneo fiscale è una delle manovre più attese già anticipate nei mesi scorsi, che porterà lo stato a spendere circa 1,6 miliardi di euro per mettere dei soldi di più nelle buste paga dei lavoratori. Ma quanto?

Dipende dall’importo dello stipendio, ad esempio un salario di 1000 percepirà circa 12 euro in più al mese, quindi poco più di 60 euro prendendo in esame l’ultimo semestre, mentre chi percepisce 2.692 euro andrà a “guadagnare” circa 32 euro in più al mese da qui alla fine dell’anno. In generale il beneficio calcolato in media oscilla tra i 107,76 euro lordi nel semestre (17,96 euro al mese) e 137,40 euro (22,9 al mese).

Il taglio non è stato comunque considerato sufficiente per i sindacati e la CIGL.

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