Hai paura della solitudine? ecco cosa può significare secondo l’esperto

La solitudine spaventa tante persone, ma c’è chi ha più paura di altri. Se hai paura della solitudine, ecco cosa significa secondo la scienza.

Dalle origini del mondo, tutti gli esseri umani sono spaventati dall’essere lasciati soli. La motivazione alla base di questi comportamenti è che, all’epoca dei nostri antenati, mantenere legami affiliativi di reciproca protezione e collaborazione con il proprio gruppo sociale era fondamentale per la sopravvivenza.

Il nostro cervello si è perciò evoluto identificando come una grave minaccia l’eventualità di essere respinti, emarginati, dimenticati e quindi rimanere soli. La solitudine spaventa molte persone.

Hai paura della solitudine? Ecco perché

Sembra quindi che il sentimento di solitudine motivi l’individuo a porre rimedio a eventuali sensazioni di disconnessione ed esclusione. Queste sono potenzialmente dannose. Ma con l’evoluzione della specie il senso di solitudine ha assunto anche altri e molteplici significati.

Si tratta infatti di un sentimento soggettivo, caratterizzato da aspetti emotivi e cognitivi, che ci permette di attribuire significato all’esperienza. Quindi, la solitudine è stato riconosciuto essere maggiormente influenzata da parametri soggettivi; ci si può sentire soli in mezzo alla gente, oppure stare soli e stare bene.  Sentirsi soli dunque è uno stato d’animo soggettivo spesso.

Come affrontare la paura

Date queste premesse sulla relazione tra solitudine e isolamento, è quindi possibile immaginare che vi possa essere una sorta di “profezia che si autoavvera” relativamente alla percezione soggettiva di solitudine.

Chi è maggiormente predisposto al senso di solitudine avrà anche una maggiore attenzione alle minacce sociali. Identifica con maggiore probabilità la pericolosità nelle relazioni,  ha maggiori aspettative negative nelle interazioni con gli altri e ha una memoria selettiva per gli episodi in cui si è sentito solo o escluso. Come se guardasse il mondo attraverso la lente soggettiva della sua paura di rimanere solo.

Queste predisposizioni sono inconsapevoli e porteranno a comportamenti disfunzionali nei rapporti con gli altri. Questi a loro volta risponderanno in maniera negativa ai tentativi maldestri di connessione che la persona mette in atto. Il risultato sarà la conferma di essere soli, con aumento di ansia e diminuzione dell’autostima.

Innanzitutto è utile chiedersi quale sia il timore ultimo della paura di rimanere da soli, sarebbe opportuno relazionarsi con uno specialista. Soprattutto se la condizione è invalidante per l’individuo.

In secondo luogo comprendere se vi sono delle reali condizioni di vita che aumentano l’isolamento. Quali avere scarsi contatti con gli altri, non avere amici o familiari su cui fare affidamento, per quindi agire al fine di ridurre l’isolamento oggettivo.