In Italia scatta l’allarme pomodoro: ecco in cosa consiste

Coldiretti lancia allarme pomodoro in Italia, ecco cosa sta succedendo in questi giorni.

Purtroppo l’allarme scatta non solo per l’aumento dei costi, ma anche per la siccità che ha rallentato la produzione. Dalla Coldiretti è arrivata intanto la prima mappa dei danni provati da quest’ultimo fenomeno da Nord a Sud, dove la siccità ha provocato un calo del foraggio dal 30 al 50%. Meno fieno e meno latte mettono a rischio la produzione della Fontina Dop.

Anche il raccolto delle olive si stima sarà minore come quello vino. La situazione in tutta la penisola è drammatica ed il rischio è che vengano spazzati via interi comparti, ecco perché scatta l’allarme pomodoro.

Allarme pomodoro: ecco cosa succede

Anche il pomodoro non se la passa molto bene, purtroppo in questo periodo. Sapete che Il 15% dell’intera produzione mondiale proviene dall’Italia e la maggior parte viene esportato. Quest’anno si stima una riduzione dell’11% del raccolto con un danno di un miliardo conseguente al diminuire delle esportazioni.

Ovviamente il prezzo di passate e pelati è già aumentato e continuerà. Rinunciare al pomodoro in Italia è molto difficile, ma ci dovremo abituare come faranno gli altri paesi.

Il clima: primo fattore di crisi

Il primo motivo della crisi del pomodoro è senz’altro il clima di quest’estate! Il caldo e la mancanza di acqua mettono infatti a serio rischio le coltivazioni, almeno dell’11% rispetto agli altri anni. Inoltre i costi di produzione sono sempre più alti; gli aumenti sono infatti del 170% in più per i concimi e del 129% in più per il gasolio che coinvolgono ovviamente tutta la filiera. Anche i prezzi del vetro e del cartone sono aumentati e di fatti il trasporto su gomma. Quindi l’intera produzione e al collasso purtroppo.

Cosa ci aspetta?

Prima dell’autunno serve un intervento d’urgenza per contrastare l’allarme pomodoro. Praticamente un intero comparto d’eccellenza del Paese che vale 4 miliardi di fatturato, dovrà farsi carico di spese extra. La soluzione potrebbe essere un ristoro per le aziende, soprattutto quelle legate alla trasformazione del pomodoro che hanno solo due mesi per raccoglierlo e trasformarlo e ora rischiano di essere spazzate via dai rincari e di chiudere definitivamente.